Benessere psicofisico in presenza di problemi fisici
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Gestire gli stati di ansia connessi alla propria salute
L’ansia è la nostra normale reazione di fronte a eventi di incerto esito; è quindi una sorta di preoccupazione che qualcosa vada storto, che ci sia un reale pericolo futuro ad esempio per la propria salute. La salute è il bene più intimo che abbiamo, dunque quando si ha la sensazione che la propria salute o quella di un proprio caro sia minacciata, l’ansia può raggiungere livelli intollerabili, eccessivi rispetto a quanto sta succedendo.
La permanenza o il peggioramento di uno stato emotivo ansioso sono connessi al giudizio che ognuno di noi ha sullo stato di salute. Tale giudizio può essere derivato da effettive valutazioni mediche che paventano una prognosi negativa (Sheps & Sheffield, 2001) oppure condizionato da incertezze sul futuro, disinformazioni legate all’iter e allo sviluppo della propria malattia, scarsa comunicazione con il personale medico, comunicazione troppo specialistica e quindi poco comprensibile o racconti di altri pazienti incontrati in ospedale o nelle sale di attesa (Doefler & Paraskos 2005; Zotti, Balestroni & coll., 1994).
Un’eccessiva ansia per la propria salute può ostacolare la corretta assunzione dei farmaci, l’attenta osservanza delle prescrizioni mediche o addirittura favorire l’aumento dei fattori di rischio per la salute (es: aumento del numero di sigarette, alimentazione sregolata). In alcuni casi l’ansia connessa alla propria salute può generare ipocondria.
Affrontare vissuti post traumatici a seguito di incidente o pratica medica invasiva.
Affrontare le conseguenze di un incidente o di una operazione chirurgica, come un trapianto di organo o un intervento di by pass aortocoronarico, comporta un processo psicologico dinamico e complesso. I principali elementi di questo processo si manifestano come tendenza a rivivere parti dell’evento traumatico, tramite il richiamo ricorrente alla propria mente di ricordi e sensazioni sperimentate durante l’evento traumatico, che si ripropongono poi in incubi e “flash back” difficilmente controllabili da parte della persona. Può al contrario succedere di voler negare, dimenticare, non rivivere l’evento, evitando luoghi o persone ad esso connesso, con la sensazione che siano troppo pericolosi da affrontare nuovamente.
Le reazioni più frequenti a un evento traumatico sono:
- senso di colpa
- depressione – basso tono dell’umore
- cambiamenti di umore senza un apparente motivo
- presenza di ansia
- rabbia interiore o esplosiva
- disturbi del sonno
Queste reazioni possono continuare per mesi, con il rischio di sviluppare un “disturbo post traumatico da stress” che può compromettere in maniera importante la propria vita quotidiana.
Trovare una soluzione a sintomi fisici che il medico fatica a spiegare e a curare
Alcune volte compaiono sintomi fisici che non trovano una spiegazione e giustificazione medica neppure dopo aver effettuato tutti gli accertamenti del caso. Spesso i medici iniziano a parlare di somatizzazione, cioè dell’espressione di un disagio psicologico, quale ad esempio una paura o una forte emozione, attraverso il corpo. Molto frequentemente la persona non sente o non riconosce il disagio psicologico e permane sia il sintomo fisico sia la ricerca disperata di una cura.
Ecco alcuni sintomi non facilmente spiegabili per assenza di diagnosi medica accertata.
- Disturbi gastro-intestinali: nausea, meteorismo, vomito, diarrea, intolleranza al cibo. Tali sintomi possono indurre a esami medici invasivi o portare a interventi chirurgici non indispensabili.
- Disturbi della sfera sessuale e riproduttiva: nella donna irregolarità dei cicli mestruali o menorragie; nell’uomo disfunzioni nell’erezione o nell’eiaculazione.
- Disturbi neuro-muscolari: deficit nella coordinazione o nell’equilibrio, paralisi o ipostenia localizzate, difficoltà a deglutire, afonia, ritenzione urinaria, perdita della sensibilità tattile, diplopia o cecità parziale, sordità, convulsioni, amnesie, mancamenti, spasmi.
Lo psicologo può aiutare in questo caso a individuare, qualora non chiaramente visibile, la causa psicologica di una somatizzazione, che in alcuni casi può essere una eccessiva ansia, che conduce a tensioni muscolari importanti, a loro volta causa dei sintomi fisici “inspiegabili”. Altre volte invece è necessaria una tecnica specifica (www.biofeedback-italia.it/operatori/) per consentire di apprendere nuovamente il controllo di alcune parti o funzioni del proprio corpo.
Una volta individuata l’emozione somatizzata, potrà essere possibile giungere ad una attenuazione o anche ad una risoluzione del sintomo.
Controllare la Distonia Muscolare Focale Primaria
La distonia è un disturbo del movimento caratterizzato da contrazioni muscolari
involontarie, che costringono alcune parti del corpo ad assumere posture o movimenti anormali e
spesso dolorosi.
La distonia può colpire qualunque parte del corpo, ad esempio le braccia, le gambe, il
tronco, il collo, le palpebre, il viso o le corde vocali. Sono noti alcuni risultati positivi
(maggior controllo) mediante prolungato utilizzo di biofeedback per l’aumento di gestione
della tensione muscolare (incremento di abilità di rilassamento).
Da un punto di vista psicologico si osserva che la distonia provoca un forte impatto nelle relazioni sociali favorendone la riduzione e dunque i riflessi su tono dell’umore e auto giudizio.
Le distonie Muscolari Focali Primarie presentano un particolare interesse anche in Psichiatria Biologica come modello di transizione da alterazione funzionale psicomotoria fino ad alterazione biologico-organica.
Far fronte a stati di lunga o cronica malattia fisica
Una malattia importante può causare disturbi psicologici in due modi: essendone causa diretta, per meccanismi unicamente neurologici, oppure indiretta, in quanto porta a condizioni di disabilità gravose da affrontare. Spesso non è facile individuare nettamente se la situazione sia l’una o l’altra. Ogni volta, comunque, in cui la qualità di vita di una persona è seriamente compromessa da una malattia, possono svilupparsi problemi psicologici anche importanti, quali depressione e isolamento sociale.
Le principali dimensioni da cui dipende la qualità di vita (Fitzpatrick, 1992) sono:
- la funzione fisica - mobilità, cura di sé
- la funzione emozionale - depressione, ansia
- la funzione sociale - intimità, supporto sociale, contatto sociale
- l’esecuzione dei ruoli - lavoro, attività domestiche
- il dolore
- gli altri sintomi - fatica, nausea, sintomi specifici della malattia
Quando una malattia va a compromettere una o più di queste dimensioni, le cure adeguate e l’aiuto di uno psicologo può essere determinante nel favorire la sua accettazione e il raggiungimento di una qualità di vita comunque soddisfacente.
Mangiare bene e mantenere un normo-peso
Una delle componenti fondamentali della nostra salute è l’alimentazione. Essa è estremamente connessa al nostro stato psicologico, tanto da poter parlare di disturbi dell'alimentazione in presenza di grossolane alterazioni del comportamento alimentare e di forti emozioni disturbanti connessi al cibo. I più conosciuti disturbi dell’alimentazione sono l'Anoressia Nervosa e la Bulimia Nervosa. Caratteristico della prima è il rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra di quello minimo normale, mentre la seconda è contraddistinta da ricorrenti episodi di "abbuffate" seguiti dall'adozione di mezzi inappropriati per controllare il peso, come: il vomito autoindotto; l'uso di lassativi, diuretici, o altri farmaci; il digiuno; ed infine l'attività fisica praticata in maniera eccessiva. Comune ad entrambi i disturbi, è invece la presenza di un'alterata percezione del peso e della propria immagine corporea. Persone che presentano sintomi di Anoressia Nervosa o Bulimia Nervosa necessitano dell’aiuto di uno psicologo, congiuntamente almeno al dietista e ad un medico, sia per riconoscere il disagio che per scardinarne l’origine psicologica.
Tuttavia l’aiuto dello psicologo può essere prezioso anche in quelle situazioni che, pur non configurandosi come veri e propri disturbi alimentari, tuttavia riguardano un comportamento verso il cibo scorretto o da cambiare. E’ il caso ad esempio di persone obese che fanno fatica a iniziare una dieta perché necessitano prima di un aiuto psicologico che le motivi e incoraggi; oppure al termine di una dieta per favorire la fase di mantenimento del peso raggiunto, spesso fonte di difficoltà e frustrazione per la persona.
Associazione Italiana di analisi e modificazione del comportamento e terapia comportamentale cognitiva
Eye Movement Desensitization and reprocessing